Gli artisti della scuola di Piazza del Popolo in mostra in via margutta
Ci sono voluti diversi anni, ma finalmente via margutta,la strada degli artisti, celebrata in tutto il mondo, accoglierà una mostra dal titolo "La scuola di Piazza del Popolo" con l'esposizione di 12 opere degli anni '60 dei loro esponenti: Franco Angeli, Mario Ceroli, Tano Festa, Giosetta Fioroni, Jannis Kounellis, Sergio Lombardo, Francesco Lo Savio, Renato Mambor, Pino Pascali, Mimmo Rotella, Mario Schifano e Cesare Tacchi.
Il fatto di essere artisti indisciplinati e folli, li ha resi famosi e la loro identificazione con il nome gli artisti della scuola di Piazza del Popolo, li ha collocat nel centro della capitale romana, luogo, Piazza del popolo, dove era loro abitudine incontrarsi, magari sfruttando il bar Rosati, come ufficio.
la generazione pop degli anni duemila, ben si identifica con la scuola di Piazza del Popolo,le loro opere colorate e stravaganti, sono ancora oggi delle opere uniche e di un valore economico molto alto.
Via margutta, per troppi anni non si è accorta della grandezza ed importanza che una parte degli artisti romani, detiene, gli stessi artisti, le cui opere sono state battute all'asta per migliaia di euro e sono presenti nei più grandi musei internazionali, con questa mostra ritornano vicino a dove sono nati, la famosa Piazza del Popolo.
monogramma arte contemporanea, ospita dal 28 maggio al 28 giugno 2021 la mostra "La scuola di piazza del POPolo. Pop o non Pop?", voluta fortemente dalla Fondazione Cultura e Arte e dalla Fondazione Terzo Pilastro Internazionale, curata di Gabriele Simongini con il coordinamento organizzativo di Giovanni Morabito.
I lavori, presenti all'interno della galleria in via margutta 102 sono 12, tutti degli anni '60.
Il Prof. Emmanuele Emanuele, Presidente della fondazione Terzo Pilastro - internazionale, presenta con queste parole la mostra : "Artisti come Schifano, Angeli, Festa, Mambor – che ebbi modo di frequentare personalmente all’epoca – rivoluzionarono indubbiamente il panorama dell’arte visiva, rifiutando la loro presunta filiazione alla Pop Art americana, che guardavano come ad un puro arricchimento culturale, perché preferivano in realtà ispirarsi all’unicità e alla secolarità della monumentale arte italiana, passando per il Futurismo e la Metafisica. Furono anche assai influenzati dall’industria del cinema, che in quegli anni d’oro faceva da traino all’economia locale, grazie alle imponenti produzioni girate a Cinecittà e a cui si deve anche la nascita della cosiddetta “Dolce Vita” romana. Le sperimentazioni e l’innovazione di cui gli artisti di Piazza del Popolo si fecero portatori, senza averne allora reale consapevolezza, hanno rappresentato una svolta culturale non soltanto italiana e segnato indelebilmente un’epoca, facendo sì che io, onestamente, non abbia rinvenuto nei tempi successivi tracce di progenie.".
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